Loris Cecchini

Milan / Italy

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Loris Cecchini 0
Loris Cecchini
Frequenta l’Accademia di Belle Arti a Firenze e poi a Brera a Milano, dove si laurea nel 1994. Qui debutta nel mondo dell’arte nel ’96 esponendo No Casting, serie di lavori fotografici elaborati attraverso la modellazione digitale. Ripropone la stessa serie alla Quadriennale di Roma, al Ludwig Museum di Colonia e a Palazzo Fabroni a Pistoia. Nelle opere Stage Evidences immediatamente successive, ispirate al pensiero di Baudrillard e Virilio, indaga la ridefinizione del concetto di reale attraverso la scultura. Espone repliche in gomma grigia di oggetti in scala 1:1 alla collettiva di apertura del Palais de Tokyo di Parigi, alla prima Biennale di Taiwan, al Palazzo delle Papesse a Siena, al Kunstverein di Heidelberg, al museo Revoltella di Trieste, al Centro Galego de Arte Contemporánea di Santiago di Compostela, al Lenbachhaus Kunstbau di Monaco. Resta a Milano fino al 2005, quindi si sposta a Prato e Berlino, con frequenti viaggi a New York, Madrid e Parigi, così come in Korea e in Cina. Nei primi anni del nuovo millennio realizza micro architetture e bolle pneumatiche trasparenti applicate agli edifici. Crea poi Monologue patterns, piccole roulotte che fondono scultura e architettura utopica, presentate al Forte Belvedere di Firenze, alla Galleria Civica di Arte Contemporanea, al MART, al PAC di Milano, al Musée d’Art Moderne de Saint-Étienne Métropole e alla Deutsche Bank Kunsthalle di Berlino.
Dal 2005 matura l’interesse per le dinamiche site-specific, insieme con una curiosità scientifica per la natura, da cui trae il concetto di modularità, con cui dà vita a una scultura particellare e adattabile. Assemblando “cellule”, realizza le serie Cloudless, esposta al Palais de Tokyo, al P.S.1 MoMA di New York e alla Biennale di Shanghai, e Waterbones, con cui realizza numerose installazioni in Europa, USA e Asia. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 2001, 2005, 2015 e 2017. Nel 2019 è alla Biennale of Urbanism/Architecture di Shenzhen.
Vari i riconoscimenti, come il Premio Artegiovane GAM di Torino nel 2001 e il Premio Arnaldo Pomodoro per la scultura nel 2014. I suoi lavori sono conservati anche al Museo del Novecento di Milano, al Centro Pecci a Prato, al Museum Voorlinden nei Paesi Bassi, al Mint Museum e alla Corcoran Gallery of Art negli USA, al Beijing Fun Area in Cina, alla The Boghossian Foundation a Bruxelles, alla Fondation Louis Vuitton a Parigi, al Elgiz Museum a Istanbul, alla Fondazione Alda Fendi e al MAXXI a Roma e alla GAM di Torino. Sono presenti anche nelle Collezioni Farnesina, VAF-Stiftung al MART, CIFO e Margulies a Miami.
Loris Cecchini
Loris Cecchini

Frequenta l’Accademia di Belle Arti a Firenze e poi a Brera a Milano, dove si laurea nel 1994. Qui debutta nel mondo dell’arte nel ’96 esponendo No Casting, serie di lavori fotografici elaborati attraverso la modellazione digitale. Ripropone la stessa serie alla Quadriennale di Roma, al Ludwig Museum di Colonia e a Palazzo Fabroni a Pistoia. Nelle opere Stage Evidences immediatamente successive, ispirate al pensiero di Baudrillard e Virilio, indaga la ridefinizione del concetto di reale attraverso la scultura. Espone repliche in gomma grigia di oggetti in scala 1:1 alla collettiva di apertura del Palais de Tokyo di Parigi, alla prima Biennale di Taiwan, al Palazzo delle Papesse a Siena, al Kunstverein di Heidelberg, al museo Revoltella di Trieste, al Centro Galego de Arte Contemporánea di Santiago di Compostela, al Lenbachhaus Kunstbau di Monaco. Resta a Milano fino al 2005, quindi si sposta a Prato e Berlino, con frequenti viaggi a New York, Madrid e Parigi, così come in Korea e in Cina. Nei primi anni del nuovo millennio realizza micro architetture e bolle pneumatiche trasparenti applicate agli edifici. Crea poi Monologue patterns, piccole roulotte che fondono scultura e architettura utopica, presentate al Forte Belvedere di Firenze, alla Galleria Civica di Arte Contemporanea, al MART, al PAC di Milano, al Musée d’Art Moderne de Saint-Étienne Métropole e alla Deutsche Bank Kunsthalle di Berlino. Dal 2005 matura l’interesse per le dinamiche site-specific, insieme con una curiosità scientifica per la natura, da cui trae il concetto di modularità, con cui dà vita a una scultura particellare e adattabile. Assemblando “cellule”, realizza le serie Cloudless, esposta al Palais de Tokyo, al P.S.1 MoMA di New York e alla Biennale di Shanghai, e Waterbones, con cui realizza numerose installazioni in Europa, USA e Asia. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 2001, 2005, 2015 e 2017. Nel 2019 è alla Biennale of Urbanism/Architecture di Shenzhen. Vari i riconoscimenti, come il Premio Artegiovane GAM di Torino nel 2001 e il Premio Arnaldo Pomodoro per la scultura nel 2014. I suoi lavori sono conservati anche al Museo del Novecento di Milano, al Centro Pecci a Prato, al Museum Voorlinden nei Paesi Bassi, al Mint Museum e alla Corcoran Gallery of Art negli USA, al Beijing Fun Area in Cina, alla The Boghossian Foundation a Bruxelles, alla Fondation Louis Vuitton a Parigi, al Elgiz Museum a Istanbul, alla Fondazione Alda Fendi e al MAXXI a Roma e alla GAM di Torino. Sono presenti anche nelle Collezioni Farnesina, VAF-Stiftung al MART, CIFO e Margulies a Miami.