Paolo Capriglione

Architect Piacenza / Italy

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Paolo Capriglione
L’architettura è un’esperienza che cambia la vita.
Dai tempi dell’università ad oggi per me l’architettura è ovunque, entra in maniera indiretta nelle azioni quotidiane, nei libri che leggo, nei viaggi, nelle altre passioni…. tutto viene ordinato secondo le sue regole, anche quando apparecchio la tavola.

Vorrei sottrarmi a qualsiasi definizione di architettura perché ne imprigionerebbe il suo senso; ai tempi dell’università mi innamorai di molteplici teorie e progetti, ma con il passare del tempo mi resi conto dell’impossibilità di raggiungere una “verità” in merito, poiché è una materia in continua mutazione. Tuttavia, ogni modo di progettarla sottintende una concezione del mondo del progettista, del rapporto che egli ha con l’esterno, della sua attitudine a muoversi tra le tensioni, le consuetudini e le culture, per questo diventa importante che mi esprima in questa sede.

Sono convinto che ogni buona architettura migliori la qualità della vita di chi la abita e che per tale ragione presupponga l’Ascolto. L’ascolto del committente, ma anche del luogo, del proprio tempo e di se stessi, di chi progetta intendo, perché questi deve trarne per primo soddisfazione.

Attingo dagli studi e da quello che ho imparato viaggiando, cercando di conoscere il panorama architettonico storico e contemporaneo con tutti i mezzi possibili, perché assorbire differenti culture del fare è il modo migliore per non innamorarsi troppo della propria. La mia idea di architettura risente sicuramente della lezione del Movimento Moderno, ma è dalla poetica wrightiana e dal movimento decostruttivista che ho maturato le convinzioni credo più significative. Non mi interessa la ricerca estetica formale, statica e di facciata, preferisco un’architettura dinamica, che trae dalla natura le sue regole, in continua trasformazione, che presuppone un cambio continuo di prospettive, un movimento dentro e intorno ad essa per essere compresa, un organismo complesso.

Credo molto nel dialogo progettista-committente, mi piace pensare che il progetto, passando attraverso il mio background, non solo concretizzi l’idea del committente stesso, ma che ne amplifichi le potenzialità, accresca la qualità dell’esperienza immaginata inizialmente.

Perché diventi un’esperienza che cambia la vita, appunto.
Paolo Capriglione
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  • Address Via G.B. Scalabrini, 29121 Piacenza | Italy

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L’architettura è un’esperienza che cambia la vita. Dai tempi dell’università ad oggi per me l’architettura è ovunque, entra in maniera indiretta nelle azioni quotidiane, nei libri che leggo, nei viaggi, nelle altre passioni…. tutto viene ordinato secondo le sue regole, anche quando apparecchio la tavola. Vorrei sottrarmi a qualsiasi definizione di architettura perché ne imprigionerebbe il suo senso; ai tempi dell’università mi innamorai di molteplici teorie e progetti, ma con il passare del tempo mi resi conto dell’impossibilità di raggiungere una “verità” in merito, poiché è una materia in continua mutazione. Tuttavia, ogni modo di progettarla sottintende una concezione del mondo del progettista, del rapporto che egli ha con l’esterno, della sua attitudine a muoversi tra le tensioni, le consuetudini e le culture, per questo diventa importante che mi esprima in questa sede. Sono convinto che ogni buona architettura migliori la qualità della vita di chi la abita e che per tale ragione presupponga l’Ascolto. L’ascolto del committente, ma anche del luogo, del proprio tempo e di se stessi, di chi progetta intendo, perché questi deve trarne per primo soddisfazione. Attingo dagli studi e da quello che ho imparato viaggiando, cercando di conoscere il panorama architettonico storico e contemporaneo con tutti i mezzi possibili, perché assorbire differenti culture del fare è il modo migliore per non innamorarsi troppo della propria. La mia idea di architettura risente sicuramente della lezione del Movimento Moderno, ma è dalla poetica wrightiana e dal movimento decostruttivista che ho maturato le convinzioni credo più significative. Non mi interessa la ricerca estetica formale, statica e di facciata, preferisco un’architettura dinamica, che trae dalla natura le sue regole, in continua trasformazione, che presuppone un cambio continuo di prospettive, un movimento dentro e intorno ad essa per essere compresa, un organismo complesso. Credo molto nel dialogo progettista-committente, mi piace pensare che il progetto, passando attraverso il mio background, non solo concretizzi l’idea del committente stesso, ma che ne amplifichi le potenzialità, accresca la qualità dell’esperienza immaginata inizialmente. Perché diventi un’esperienza che cambia la vita, appunto.