Ampliamento della Galleria Comunale d'Arte di Cagliari

Concorso di progettazione per l'ampliamento della Galleria Comunale d'arte con riqualificazione dell'area pertinente Cagliari / Italy / 2014

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Premessa – I fondamenti del progetto: i principi generatori e i riferimenti Il progetto dell’ampliamento della Galleria Comunale d’Arte e della riqualificazione degli spazi pertinenti è improntato su due concetti-chiave: da un lato, la soluzione dei salti di quota che caratterizzano l’intera area e la riconnessione di situazioni spaziali stratificatesi in quella parte di città in tempi diversi; dall’altro, il richiamo ai temi della tradizione architettonica locale attraverso la loro reinterpretazione in un’ottica volutamente contemporanea. Il grande piano di raccordo, che lega la naturalità delle colline con la strada carrabile a NE, funge da catalizzatore degli svariati segni presenti nell’area progettuale. In primo luogo, infatti, a questo spazio è affidato il compito di risolvere i dislivelli esistenti ma soprattutto di inglobare, dissimulandolo e conferendogli un nuovo significato, il corpo longitudinale sede dell’ex-Archivio storico (nato come magazzino negli anni ’60 e attualmente adibito a Galleria delle Sculture), altrimenti privo di qualità architettonica. Fondamentale importanza all’interno della logica progettuale assume l’attenzione ad una stretta interdipendenza fra gli aspetti fisici del luogo e i segni lasciati dall’uomo. L’idea è quindi quella di una sorta di ‘collina artificiale’ che accoglie la presenza del costone roccioso sud-occidentale, amplificando l’aspetto corografico dell’area (come evidenziato anche nella Relazione Geologico-Geotecnica). In tal senso, la traccia antropica cerca di distinguersi solo attraverso una serie di volumi che ‘emergono’ ed ‘affiorano’ dal terreno come fossero enormi blocchi di cava, appena sbozzati ed estratti dalla roccia retrostante. La loro massività resta tuttavia affidata solo alla loro dimensione, attenuata dalla particolare struttura reticolare che alterna parti opache e trasparenti, instaurando così un rapporto osmotico e non cristallizzato con l’ambiente circostante. Si è cercato quindi di stabilire un rapporto dialettico fra l’esistente e il nuovo, evitando sia la subordinazione mimetica sia la totale estraneità con il contesto limitrofo, sempre nel rispetto e secondo le esigenze di tutela del paesaggio e degli edifici monumentali previste dal D. Lgs 42/2004. È in questo senso che il richiamo ideale alle forme e ai concetti spaziali della tradizione costruttiva sarda e mediterranea, seppur rivisitati in chiave moderna, gioca un ruolo precipuo. Principio generatore del progetto, infatti, è lo ‘scavo’: tutti i nuovi ambienti nascono per sottrazione di materia dalla collina artificiale e si configurano come spazi semi-interrati o completamente ipogei, che prendono luce da una serie di varchi nelle sommità. È chiaro il legame tipologico dei nuovi edifici con le espressioni della civiltà protostorica sarda: come i nuraghi (la cui etimologia è collegata, con molta probabilità, proprio alla forma costruttiva di ‘torre cava’), così i volumi progettati presentano una sezione progressivamente decrescente verso l’alto e restituiscono l’aspetto di strutture compatte e megalitiche. La loro irregolarità planimetrica e le proporzioni volutamente tozze richiamano, in realtà, le prime manifestazioni dell’architettura nuragica, maturate solo successivamente nelle forme più definite maggiormente conosciute. Dai proto-nuraghi è mutuata infatti la modalità di aggregazione degli spazi: tutti questi ambienti, di varia destinazione funzionale, sono tenuti assieme da un lungo ‘corridoio’, a sua volta diretto riferimento ai dromoi di accesso delle tombe micenee. Si può affermare quindi che, nonostante l’uso di un linguaggio anticlassico (e in contrasto con le preesistenze), il substrato culturale mediterraneo si riconosce in vari elementi della configurazione progettuale e l’impronta della tradizione avvalora l’attenzione prestata all’inserimento paesaggistico dell’intervento: si crea così un dialogo coerente con il contesto circostante e si rafforza indirettamente l’identità del genius loci, non rinunciando ad espressioni architettoniche frutto degli sviluppi del panorama architettonico contemporaneo. La configurazione spaziale, gli accessi, le funzioni Come già accennato, il progetto si basa sulla trasformazione dell’area in un articolato piano di riconnessione che parte dalle pendici della sequenza rocciosa fino a giungere su Viale San Vincenzo, inglobando la copertura dell’edificio dell’ex-Archivio storico e riutilizzandola come piazza sopraelevata. I vari ambienti si dispongono su quattro quote: • un livello ‘zero’, scavato all’interno della suddetta collina artificiale, che contiene i vani principali (Sala Espositiva, Sala Conferenze, Biblioteca e Laboratori didattici, Uffici e Amministrazione museale, Servizi); • un livello inferiore, adibito a Caveau e Deposito delle opere esposte e dei materiali per l’allestimento; • un piano superiore, assegnato solo alla Hall di connessione con la Galleria esistente e ai servizi di Bookshop e Merchandising; • un ultimo piano, posto alla stessa quota della copertura della Galleria Comunale, in cui trova posto il Punto Ristoro. Non sono stati affatto alterati i punti di accesso esistenti e i nuovi ingressi rientrano nella logica della creazione di relazioni con il contesto. L’area è accessibile sui due fianchi dell’edificio esistente della Galleria Comunale: sul fianco SO, con un Percorso in trincea, parzialmente coperto, da cui si possono raggiungere direttamente i vari ambienti principali dell’ampliamento; sul lato NE, con una rampa angolare, che raggiunge il livello della piazza sopraelevata ricavata sulla copertura dell’edificio dell’ex-Archivio e che delimita lo spazio del Giardino delle Sculture. Un ulteriore accesso pedonale è presente su Viale San Vincenzo, grazie ad un’ampia rampa che costeggia gli Uffici dell’Assessorato, consente l’ingresso al Percorso in trincea e si trasforma nella gradonata che segue l’andamento delle curve di livello in base a cui è stata modellata la collina artificiale. L’unico accesso carrabile a servizio sia dell’ampliamento che dell’Assessorato, affidato ad una rampa aperta sullo stesso Viale, fiancheggia la sostruzione su cui poggiano i capannoni dell’area settentrionale. Lungo questa parete infatti è stata disposta l’area di sosta che prevede tredici posti auto, di cui due riservati, in prossimità della zona di Deposito, alle operazioni di carico e scarico merci per facilitare la movimentazione delle opere esposte e dei relativi strumenti per l’allestimento. Nello studio degli accessi alle nuove aree (attraversamenti, scale, rampe e ascensori, parcheggi) e nella progettazione di tutti gli spazi sono state garantite e rispettate le norme di legge vigenti sull’abbattimento delle barriere architettoniche e sulla totale e completa accessibilità alle strutture a persone con ridotte capacità motorie e/o fisiche. Il Percorso in trincea Senza soluzione di continuità fra il volume esistente realizzato negli anni ’60 e il sistema dei costoni rocciosi si interpone un vero e proprio Percorso in trincea che si sviluppa in lunghezza per l’intera area progettuale, collegando il fianco sud-occidentale della Galleria Comunale con la zona a NE, e che si snoda seguendo l’andamento della morfologia della collina. Questo corridoio, in calcestruzzo a vista, costituisce l’accesso principale nell’ambito del potenziamento del polo museale della Galleria e garantisce la permeabilità dei nuovi spazi progettuali con quelli esistenti che in tal modo ne risulterebbero ulteriormente valorizzati: l’andamento del percorso, infatti, rappresenta il prolungamento dei Giardini Pubblici, sorti nel XIX secolo come vero e proprio parco lineare antistante l’edificio della ex-Polveriera (attuale Galleria). Volutamente in posizione decentrata, il nuovo ingresso al polo museale ribalta la logica simmetrica e assiale dell’impianto neoclassico a cui si affianca e viene enfatizzato da una serie di pannelli triangolari che segnalano l’accesso. È la parete stessa del Percorso in trincea che fuoriesce e rigira, inviluppando e dissimulando il piccolo volume tecnico esistente (le cui funzioni restano comunque inalterate). L’intento è quello di un vero e proprio ‘invito’ ad entrare. I pannelli triangolari, appoggiati tramite una sottostruttura di sostegno alla parete della roccia laterale, sono in realtà la prosecuzione e quasi la smaterializzazione della parete sud-occidentale del Percorso: le parti superiori sono costituite da reti metalliche a cui si aggrappa la vegetazione che si integra con il costone roccioso retrostante. Anche le funzioni espletate all’interno del passaggio proseguono idealmente i servizi già attivi all’interno del parco e connessi alle iniziative supportate dal Servizio Bibliotecario Civico (“Il Giardino da leggere”): i banconi di lettura e le postazioni multimediali, differenziati in base al loro utilizzo per fasce di età e dislocati lungo tutto il Percorso, dovrebbero essere orientati alla fruizione dei principali quotidiani sardi e nazionali, oltre che di titoli monografici, riguardanti la storia e la civiltà locale, e dovrebbero essere rivolti ad un pubblico vasto e non specializzato. Questo corridoio ‘educativo’ quindi non resta un mero spazio di percorrenza, ma diventa luogo di sosta e di attrazione (un’ulteriore occasione di vivere lo “Slow Museum”, superando la fruizione frettolosa e superficiale), finalizzato a soddisfare le necessità di trasversalità dell’offerta culturale richieste anche nel Documento di Indirizzo Progettuale. Dal punto di vista tipologico, il percorso, che richiama gli accessi angusti delle architetture protostoriche di area mediterranea, è caratterizzato da una forte verticalità, accentuata anche dalle differenze di copertura. Si passa da un corridoio completamente scoperto agli estremi e delimitato sui fianchi da elevati muraglioni ad uno progressivamente più chiuso, ma diaframmato da vetrate solo nei suoi punti nodali, in corrispondenza cioè del grande Scalone e della Sala Espositiva, da un lato, e della Sala Conferenze, dall’altro. Funzionalmente, il Percorso costituisce anche l’area di accesso all’intero ampliamento progettato: la zona in prossimità dello Scalone ospita la nuova Biglietteria, oltre a servizi di Guardaroba e di Accoglienza-Orientamento. Si tratta quindi di uno spazio multifunzionale e duttile, capace di far dialogare fra loro i vari ambienti con funzioni specialistiche ed instaurando fra loro relazioni visive e formali. La Cerniera fra l’esistente e il nuovo Unico elemento di connessione fisica fra l’edificio della Galleria Comunale e l’ampliamento è costituito da una grande struttura reticolare, parzialmente trasparente. Questo elemento funge cioè da cerniera fra l’esistente e la nuova espansione assumendo la configurazione di uno spazio nodale e gerarchicamente dominante dal punto di vista compositivo. Lungi dall’essere un elemento dissonante con il contesto, il grande spazio centrale è finalizzato alla definizione di un unicuum spaziale che filtra le istanze espositive della Galleria esistente e le fa confluire nei nuovi ambienti. Anche la particolare logica costruttiva utilizzata, che con la sua irregolarità differisce dal sistema neoclassico e simmetrico dell’impianto ottocentesco, è finalizzata all’incremento della capacità attrattiva del luogo, fornendo un valore aggiunto all’edificio storico e all’intero complesso museale. La struttura reticolare è formata da una serie di triangoli disposti in una trama principale e una subordinata: il criterio utilizzato è basato sulla reinterpretazione del cosiddetto “Triangolo di Sierpinski”. Si tratta di uno dei frattali più famosi e semplici, ottenuto tramite la suddivisione della superfice bidimensionale (che dovrebbe essere un triangolo equilatero, ma che in questo caso si adatta alle facce della struttura) in quattro figure triangolari di dimensione minore (congiungendo con dei segmenti i punti medi dei lati del triangolo di partenza). La medesima procedura viene poi ripetuta su ogni singolo sotto-elemento. Si viene a definire così una superficie sfaccettata (che si inserisce nella stessa logica formale degli altri volumi progettati, pensati come blocchi di cava appena sbozzati) e scomposta, grazie alla randomizzazione dei pannelli usati per l’ombreggiamento. La cerniera si presenta come uno spazio multifunzionale. Al livello coincidente con il piano terra della Galleria Comunale trovano posto un Info-Point e la nuova Biglietteria: questa grande hall ospita anche i collegamenti verticali (ascensore panoramico e Scalone enfatizzato dalla lamiera rossa del parapetto) che consentono l’accesso ai piani superiori. Il secondo livello, collegato anche con la sala Depero della Galleria, accoglie un Bookshop con spazi per la lettura e il Merchandising: si tratta di un’area accogliente, che dialoga con la collezione permanente esposta nell’edificio esistente e con la grande terrazza ricavata sulla copertura dell’edificio longitudinale (l’attuale Sala sarda e Galleria delle Sculture), la quale, a sua volta, è collegata con la sistemazione esterna a giardino della collina artificiale. All’ultimo livello è attrezzata un’area per il ristoro con Bar, Ristorante e punti di degustazione dei prodotti tipici locali (con possibilità di sfruttare anche la terrazza esterna che corrisponde a parte della copertura dell’edificio esistente). La Sala Espositiva e la Sala Conferenze Il più vasto degli ambienti scavati all’interno della collina artificiale, accessibile dal Percorso in trincea, risponde all’obiettivo espresso dal Bando di ampliare il programma espositivo e l’offerta culturale. Le grandi dimensioni del vano della Sala Espositiva offrono infatti la possibilità di accogliere mostre e installazioni artistiche e culturali di varia natura. Lo spazio interno dell’ambiente è formato da una serie di superfici, non complanari tra loro (ancora una volta emerge l’idea dello scavo, dell’organismo architettonico ricavato per sottrazione di materia) ed è dotato di pannellature, partizioni e divisori mobili che traducono le necessità di duttilità e flessibilità del vano. Le pareti laterali della sala sono in doppio cartongesso, rinforzato da una sottostruttura, e contengono gli impianti e i condotti d’aria per il condizionamento. L’illuminazione arriva solo da un’apertura, anch’essa irregolare, posta sulla sommità della copertura che si restringe progressivamente verso l’alto. Si definiscono così delle zone di luce e di ombra che possono essere sfruttate per veicolare particolari significati nell’ottica delle nuove esposizioni e manifestazioni di carattere temporaneo previste. Un ambiente simile per conformazione e logica compositiva è rappresentato dalla Sala Conferenze, dotata anch’essa di un lucernario dimensionalmente più ridotto per consentire lo svolgimento delle funzioni deputate al vano (proiezioni, convegni). Questo spazio incentiva le attività già offerte dalla stessa Galleria Comunale: i cicli di conferenze divulgative, nell’ambito dell’iniziativa “Alfabeto dell’Arte”, potrebbero essere affiancate da dibattiti paralleli e complementari, da svolgersi nella nuova Sala Conferenze, al fine di instaurare un dialogo culturale anche con le realtà di volta in volta ospitate durante le esposizioni temporanee. Anche l’ultima parte di questo volume, come il precedente, affiora oltre il livello del giardino esterno ed è rivestito in arenaria, roccia sedimentaria facilmente lavorabile e dall’aspetto piuttosto compatto, molto diffusa nell’area locale. La Biblioteca, i Laboratori didattici e gli Uffici Dal Percorso in trincea si accede anche all’insieme di ambienti che ospitano le attività didattiche, divulgative e di amministrazione museale. Si è scelto lasciare invariati gli spazi attualmente destinati alla Biblioteca all’interno del corpo sorto negli anni ’60, potenziando tuttavia i servizi proposti: nessuna modifica è stata apportata alla collezione sarda e alla Galleria delle Sculture, così come la dotazione dimensionale destinata alla biblioteca esistente è stata mantenuta e incrementata solo attraverso alcune postazioni multimediali e di lettura lungo il Percorso in trincea (come già precedentemente spiegato). Con l’obiettivo di rifunzionalizzare la struttura esistente, è stato concepito un corpo, ancora una volta sfaccettato e coerente con il linguaggio degli altri volumi, che funge da testata per il blocco longitudinale. Tale aggiunta, dal profilo a scarpata, amplia maggiormente il piano della piazza sopraelevata e contiene al suo interno gli spazi per i Laboratori didattici e ricreativi, affiancati da quelli per gli Uffici di amministrazione (a cui si accede da un corridoio di servizio che fiancheggia la Biblioteca o dall’area posteriore all’edificio dell’Assessorato). La sistemazione esterna Gli spazi esterni prevedono una compenetrazione di aree pavimentate in granito sardo e zone coperte da manto erboso, piantumazioni ed arbusti piuttosto bassi che rientrano nell’ecosistema locale della macchia mediterranea (erica, lentisco, mirto, rosmarino, alloro, solo per citare alcune specie) e che non necessitano di particolari attenzioni di manutenzione e irrigazione. Tale rapporto privo di gerarchie e subordinazioni esprime l’idea della naturalità e della modellazione coerente del suolo: anche le gradonate che affiorano come stratificazioni rocciose dal pendio verde, segnandone i percorsi, seguono l’andamento delle curve di livello della collina artificiale e valorizzano il ruolo e l’emergenza dei volumi scavati. Questo sistema, che richiama alla memoria lo spazio assembleare del theatron greco, potrebbe essere sfruttato nell’ambito dell’organizzazione di concerti, spettacoli ed eventi. Le zone pavimentate che si concentrano lungo la fascia antistante il costone roccioso sud-occidentale segnano la sequenza di grotte in parte naturali in parte ricavate da attività di cava che vi si aprono. Si tratta dei cosiddetti “grottoni”, ambienti ipogei del tutto permeabili con l’ambientazione esterna, da ripristinare nell’ottica di un riutilizzo come spazi espositivi per manifestazioni ed eventi di particolare rilevanza scenografica, connessi alla valorizzazione e alla promozione dell’identità e del patrimonio culturale della tradizione locale. Altri spazi esterni dedicati alla funzione espositiva si ritrovano nell’area residuale che fiancheggia l’appendice NE della Galleria Comunale e che viene a configurarsi con l’inserimento della lunga rampa di accesso all’ampliamento dalla facciata principale. Questo spazio, aperto ma intimo e contenuto, in diretta relazione con l’edificio esistente, potrebbe ospitare mostre temporanee di opere non facilmente esponibili in un luogo chiuso (da qui il nome di Giardino delle Sculture). Come già accennato, anche la terrazza del corpo longitudinale della Galleria delle Sculture si configura come ulteriore spazio di relazione: il tratto distintivo è costituito dalla pavimentazione, caratterizzata da un disegno che richiama la trama costruttiva della grande Cerniera di raccordo fra la Galleria e l’ampliamento. Le lastre triangolari, in granito sardo bicromatico e di dimensioni differenti, si trasformano, estrudendosi verso l’alto in alcuni punti, in sedute e panche. In corrispondenza degli Uffici e dei Laboratori, la piazza si eleva leggermente, creando una sorta di palco, coperto da una struttura leggera metallica, per manifestazioni all'aperto, letture, proiezioni, conferenze e concerti. L’aspetto che emerge è quindi la volontà di realizzare una serie articolata di spazi pubblici. Di varia natura e target, queste realtà sono pensate a servizio non solo della comunità culturale e dei visitatori del museo, ma anche della città stessa. Il parco sopraelevato, le aree attrezzate e pavimentate all’aperto, il passaggio coperto del percorso in trincea (con la possibilità di chiusura notturna degli ambienti che vi si attestano), insieme alle zone riservate al Bar-Ristorante, con la relativa terrazza panoramica che sia affaccia sulla città, diventano spazi fruibili durante l’intero arco della giornata e in vari momenti dell’anno, integrando in tal modo anche l’offerta urbana di luoghi pubblici. Principali caratteristiche tecniche Si è scelto di adottare materiali e soluzioni tecniche conformi alla tipologia, alla funzione e alla leggibilità degli ambienti progettati, con caratteristiche prestazionali volte alla durabilità, alla sicurezza e alla qualità architettonica. La struttura del Percorso in trincea, così come quella del grande Scalone, è in calcestruzzo a vista (per enfatizzare l’idea di architetture scavate nella roccia), realizzato con cassaforma metallica a finitura liscia e protetto da uno strato di resine trasparenti silossaniche (che garantiscono la traspirabilità e l’idrorepellenza). Le murature esterne degli ambienti semi-ipogei (Sala Esposizioni e Sala Conferenze) e dello sperone che si aggiunge al corpo longitudinale esistente (Biblioteca, Laboratori, Uffici) sono a doppia fodera, con interposta coibentazione e con rivestimento esterno in pietra locale (arenaria). Per quanto riguarda i rivestimenti e le pavimentazioni interne, si sono fatte scelte specifiche in base all’utilizzo dei singoli ambienti: la grande Sala Espositiva presenta un pavimento industriale con resine epossidiche (superficie senza fughe); mentre, per gli altri ambienti sono previsti pavimenti in granito, con superficie splittata e nuance diversificate (Percorso in trincea, Sala Conferenze, Biblioteca, Laboratori, Bookshop), o in gres porcellanati a grandi formati (Uffici, Bar-Ristorante, Servizi). La grande sala di raccordo fra la Galleria e il nuovo ampliamento è invece realizzata con una struttura reticolare portante in acciaio in cui si alternano tamponature esterne costituite da pannelli vetrati e opachi. Il pacchetto di quest’ultimi è formato da una pannellatura isolante, sotto cui si dispone un sistema di led (più economici dal punto di vista del risparmio energetico), chiuso a sua volta da un piano traslucido che consente l’illuminazione degli spazi interni. Le superfici vetrate invece presentano infissi con profili in alluminio a taglio termico. Alcune di esse sono dotate di celle fotovoltaiche che, oltre a catturare la radiazione solare, garantiscono anche un maggiore filtraggio della luce all’interno degli ambienti. Le coperture degli ambienti parzialmente ipogei sono praticabili e sono dei veri e propri tetti-giardino: il pacchetto di copertura è previsto in latero-cemento con sovrapposta coibentazione, masso a pendio, impermeabilizzazione con due strati di guaina in pvc, uno strato drenante (in argilla espansa), che contribuisce a far defluire le acque, e infine uno strato di terreno (con una barriera antiradice), dallo spessore variabile in base alla tipologia di vegetazione impiantata. Si è previsto anche un ascensore di tipo elettrico, con un vano corsa adeguato al requisito dell’accessibilità e con prestazioni elevate sotto vari punti di vista, in quanto prevede un notevole risparmio energetico, non necessita di locale macchine, non utilizza olio (riducendo così il rischio di inquinamento e soprattutto di incendio), presenta costi gestionali e manutentivi ridotti. Sostenibilità e controllo dell’impatto ambientale: gli espedienti bioclimatici e le tecnologie per il risparmio energetico All’interno del progetto, si è fatto ricorso a diversi accorgimenti mutuati dai principi dell’architettura bioclimatica nell’ottica della compatibilità con l’ambiente e del risparmio energetico. Innanzitutto, la stessa idea di genesi dell’atto progettuale sfrutta il principio dell’inerzia termica della massa muraria e della terra. Come in tutte le strutture scavate all’interno del terreno, lo scambio termo-igrometrico con quest’ultimo consente di stabilizzare la temperatura all’interno degli spazi per offrire condizioni di comfort al variare del ciclo giornaliero e stagionale. Le escursioni termiche sono in tal modo controllate e mitigate. Basti pensare al caso dei Sassi di Matera, alle formazioni geologiche sfruttate come abitazioni nella regione della Capadoccia, o ancora alle cosiddette “Camere dello Scirocco” in Sicilia e agli stessi ambienti sotterranei dei nuraghi sardi. Il progetto, che mira intenzionalmente alla ripresa dei caratteri delle architetture mediterranee della tradizione, cerca di riproporre lo stesso concetto bioclimatico, evitando così lo sfruttamento eccessivo degli impianti, dispendiosi sia dal punto di vista ambientale che economico. Non di secondaria importanza risulta anche la riduzione della superficie di involucro dei volumi parzialmente interrati (Percorso in trincea, Sala Espositiva, Sala Conferenze) esposta all’aria. Le dispersioni termiche maggiori verso l’esterno sono dovute unicamente alle superfici dei lucernari. Ma questi elementi diventano funzionali ad un altro scopo, quello cioè della ventilazione e del ricambio d’aria, capace di funzionare durante tutto l’anno con la stessa efficacia. Durante i mesi estivi, le lamelle (brise-soleil) e i serramenti che ne compongono la struttura, pensati come sistemi mobili e regolabili, consentono la schermatura dai raggi solari e, nello stesso tempo, contribuiscono alla creazione dei moti convettivi finalizzati al raffrescamento passivo (si sfruttano cioè le correnti ascensionali dell’aria calda che richiamano le masse d’aria più fredde e sottoposte ad una bassa pressione). In inverno, invece, il vetro può aiutare a garantire il mantenimento del calore, sfruttando il principio dell’effetto-serra. Anche per la grande Cerniera che collega l’edificio esistente e la nuova espansione è stato concepito un sistema analogo. Durante i mesi freddi, tutta la struttura è capace di incamerare calore; tuttavia per ovviare all’eccessivo riscaldamento causato dalla radiazione solare estiva, alle superfici triangolari vetrate si alternano pannelli opachi, disposti principalmente sul lato SO, e aperture appositamente studiate per la fuoriuscita del calore eccedente. Non manca il ricorso alle tecnologie per il risparmio energetico: sulle superfici vetrate della Cerniera esposte a sud si è pensato di inserire delle celle fotovoltaiche, in grado di convertire l'energia solare in elettrica utilizzabile per alimentare le varie funzioni del nuovo ampliamento della Galleria. Grazie a tali significativi espedienti, in ogni ambiente si vengono a creare sempre le condizioni microclimatiche ideali. L’obiettivo del progetto è infatti quello di coniugare i sistemi passivi e attivi per realizzare, da un lato, i più alti livelli di comfort per l’uomo, e dall’altro il minore dispendio energetico possibile. Particolare attenzione è stata riservata anche all’utilizzo di materiali (così come di risorse umane) di provenienza locale per ridurre al massimo le emissioni di agenti inquinanti e gli sprechi. Si è previsto anche un sistema di raccolta e riutilizzo delle acque meteoriche: alcune vasche e collettori sono stati collocati nei punti strategici, dove cioè le pendenze della collina artificiale garantiscono il maggiore deflusso. Le acque possono essere così riciclate e sfruttate, attraverso appositi impianti di ridistribuzione, per l’irrigazione dei giardini della sistemazione esterna e per gli scarichi dei servizi sanitari. In ultimo, ma non per minore rilevanza, le eventuali modalità esecutive del progetto considerano la necessità, espressa nel Documento di Indirizzo Progettuale, di assicurare una continuità e permanenza delle attività e dei servizi della Galleria Comunale: gli scavi delle aree non dovrebbero interessare in maniera eccessivamente invasiva l’edificio esistente, se non per la realizzazione dell’ambiente di raccordo con il nuovo ampliamento.
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    Project details
    • Year 2014
    • Work finished in 2014
    • Client Comune di Cagliari
    • Status Competition works
    • Type Parks, Public Gardens / Urban Furniture / Museums / Art Galleries / Urban Renewal
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