BENGHELER | Salvatore Puleo

In pieno centro storico, al piano terra di una delle più imponenti residenze barocche della città catanese, si da vita alla sperimentazione di uno stile del tutto innovativo. In piena contrapposizione con la maestosa storicità di un contenitore settecentesco, un interno inusuale si apre agli ospiti del cafè Bengheler. Al posto di marmi pregiati, gessi e stucchi antichi atti ad impreziosire pareti e pavimenti, materiali contemporanei prendono il sopravvento: graniglia su una base di resina per il piano di calpestio e intonaci dall’effetto finito-non finito per i possenti muri a sostegno di volte non più affrescate ma in perfetto tono con le pareti inferiori. Lo stesso pavimento, quasi morbido al tatto, si stacca dalle murature quasi a sottolinearne l’estraneità e si illumina di tanto in tanto, oltre che mediante linee di luce a contorno, anche tramite fori in pizzo distribuiti qua e là. Una zoccolatura alta circa un metro, contenente tavoli a scomparsa, si stacca dal resto solo tramite effetti luminosi multicolore che consentono a piacimento di variare il tono di un ambiente continuamente cangiante. Annicchiate in asole di ceramiche dipinte, di lamiere effetto corten, di pizzi ingabbiati tra lastre di vetro si celano rispettivamente il guardaroba, lo spazio deejay, i servizi igienici: in questi ultimi un grande lavabo tondo in lamiera, tranciato al centro da lastre di specchio pendenti, divide uomini da donne, permettendo solamente un effimero sfiorar di mani, mentre una feritoia in pizzo e vetro lascia intravedere la sala. Al centro, come un enorme cesto di vimini incastonato tra le mura, un bancone-bar tondeggiante si illumina dietro le trame di un intreccio di giunchi. A riecheggiare una indimenticabile sicilianità, anche le sedute assumono forme stravaganti: soffici pouff sparsi dappertutto sembrano giare dipinte a mano, mentre antiche sedie sprofondano in morbide panche rivestite in vellutati tessuti, accompagnate da piccoli tavoli arabeggianti. All’ingresso, una delicata cascata d’acqua lambisce una lastra in lamiera cor-ten, perdendonsi tra sassolini bianchi al di sotto della pavimentazione.