Dimora Romita. | FRANCESCO SAVERIO CANCELLIERE

L'intervento progettuale si propone in due fasi: A) Recupero del preesistente. B) Integrazione di questo con il nuovo ampliamento. Il recupero di un vecchio casolare rurale, riadattato per ospitare la hall della sala ristorante, con gli uffici della direzione, il guardaroba, le cucine ed i servizi igienici per il pubblico,ha richiesto la realizzazione di un profondo portico antistante la hall, posto a cerniera fra la "torre" di accesso al tetto-giardino e il vero e proprio volume della grande "sala". Questa, pensata come un vecchio padiglione rurale con antiche funzioni di magazzino/stalla,sarà suddiviso in tre lunghe campate definite da due file di quattro pilastri ciascuna con la campata centrale più ampia lasciata libera, mentre le due laterali usate per ospitare i tavoli. Tutti i pilastri saranno collegati tra loro e con la muratura perimetrale da ampi archi a sesto ribassato a sottolineare l'originaria funzione di magazzino dell'edificio. Anche le pareti ospiteranno vetrate di forma analoga che sul prospetto principale si apriranno per definire un fresco portico, necessario per cercare il giusto riparo dal sole nelle calde estati del "tavoliere dauno".
La torre, oltre che permettere l'accesso al tetto-giardino posto sulla sala e protetto da quinte murarie in laterizio facciavista, collegherà anche il terrazzo sito sul ponte sotto il quale passa il viale che unisce la via Camporeale con il parcheggio auto ubicato sul fondo del lotto. I cipressi segneranno questo percorso, mentre antichi alberi d'ulivo circonderanno la grande fontana dalle forme classiche posta sull'ampio piazzale antistante il complesso. L'obiettivo finale è quello di restituire ai fruitori della struttura quella atmosfera di sereno equilibrio che il mondo rurale mantiene con la natura, ritagliandone un angolo in cui ossigenarsi per poi affrontare ristorati i disagi quotidiani della città.