Cosa ci lascia Enzo Mari?

L'immensa eredità culturale di uno dei più importanti maestri del design italiano

by Stefania Lampedecchia
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La scomparsa di Enzo Mari segna un duro colpo per il mondo del design e della cultura italiana, un grande maestro lascia a noi amanti del "progetto" un‘immensa eredità culturale di cui siamo chiamati a fare tesoro.

 

Di qualche mese fa è la notizia della donazione del suo archivio al Comune di Milano, una preziosissima raccolta contenente l'attività professionale dal 1952 al 2015 che il designer, nato vicino Novara, ha donato alla sua città d'adozione.

 

Sono state così possibili ben due mostre per rendere grazie e omaggiare il suo lavoro: il 29 settembre è stata inagurata nella Galleria Milano "Enzo Mari–Falce e martello - Tre dei modi con cui un artista può contribuire alla lotta di classe" e successivamente, il 17 ottobre, ha aperto le porte al pubblico la Triennale di Milano con la mostra "Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist".

 

Anche Magis, azienda italiana con cui spesso Mari ha collaborato, ha deciso di rilanciare nel 2020 una sua iconica seduta, proponendo la versione monocolore della sedia Mariolina. Impilabile, leggera e attenta ad ogni dettaglio costruttivo Mariolina trova bellezza nella sua estrema semplicità.

 

Enzo Mari è una figura quasi paterna che, con quell'aria severa e autoritaria, i modi schietti e l'indomita forza nel combattere e rimproverare senza remore chi non affronta il design con la giusta moralità, ci ha insegnato a considerare il progetto un atto dovuto nei confronti del bene comune.

 

Da sempre un riferimento da cui partire per l’inizio di una qualsiasi ricerca progettuale è considerato da colleghi alla stregua di Alessandro Mendini "la coscienza dei designer".

 

La moralità alla base del suo lavoro è in particolar modo evidente nei progetti per i bambini, in cui combina il senso ludico all'attenzione verso un design pensato.

 

Una delle sue prime creazioni per bambini è 16 animali, prodotta per la prima volta da Danese Milano nel 1956, un gioco costituito da 16 diverse forme di animali distinguibili e separabili per mezzo di un solo taglio continuo ricavato da un unico pezzo di legno.

Una costante nel lavoro di Enzo Mari è stata la forte e sempre rimarcata voglia di creare oggetti destinati a durare nel tempo, un'aspirazione che l'ha portato spesso a definirsi un utopista lontano dalle dinamiche del mercato contemporaneo. Ne sono un esempio Timor e Formosa, i due calendari perpetui prodotti da Danese, da sempre due iconiche presenze negli uffici e negli interni domestici.

 

I curiosi nomi rispecchiano la volontà iniziale del fondatore Bruno Danese di nominare i prodotti della sua azienda con i nomi di isole scelte a caso su un mappamondo.

I prodotti di Enzo Mari sono considerati sempre di grande attualità perché frutto di una riduzione all’osso della forma intorno alla funzione dell’oggetto.

 

Un profondo conoscitore della materia perché sempre al fianco di chi la lavora, crea oggetti che nascondono dietro l’essenzialità una grande complessità progettuale.

 

Un esempio di intramontabile presenza scenica negli interni di design è Sof Sof per Driade, sedia costituita da 9 anelli in tondino di ferro ciascuno considerato elemento strutturale ed essenziale che concorre a determinare contemporaneamente il piano della seduta e quello dello schienale.

 

Il cuscino, imbottito in schiuma poliuretanica viene calzato alla struttura mediante due tasche creando una morbida e accogliente seduta.

Il puro minimalismo che tanto rappresenta Enzo Mari è evidente nella sedia Delfina disegnata per Driade, prodotta ora dall’azienda Rexite, e premiata con il Compasso d’oro nel 1979. Una struttura in tondino d’acciaio disegna una seduta estremamente leggera e minimalista dotata di un rivestimento in tessuto facilmente sfilabile grazie a cerniere ad alta resistenza. La sedia è tutt’ora protagonista di ambienti contract e sale riunioni grazie alla sua semplicità, leggerezza e impilabilità.

Vincitrice del Compasso d’oro è anche la sedia Tonietta, un iconico pezzo prodotto da Zanotta dal 1985. Tonietta è caratterizzata da indiscutibile purezza e grande consapevolezza nell’utilizzo del materiale e delle tecniche di lavorazione. Mari progetta questa sedia avvalendosi delle più avanzate tecnologie dei suoi tempi, la struttura è in alluminio pressofuso e lo schienale in nylon stampato a iniezione e rivestito in cuoio. Leggerezza e design si incontrano in uno dei pezzi più importanti del design italiano e internazionale.

Enzo Mari non è stato solo un designer, il suo lavoro ha spaziato nell'ambito dell'arte, della grafica e dell'editoria. Una continua e instancabile ricerca la sua, che doveva necessariamente partire da quelli che considerava i massimi portatori di conoscenza, i maestri del passato, senza i quali non si può pensare ad un progresso futuro.

 

Nella grafica è iconica la Serie della Natura per Danese, una collezione di serigrafie in cui trasforma delle immagini in veri e propri simboli riflettendo sulla possibilità di trasformare degli oggetti naturali in simboli: Uno, La Mela per esempio rappresenta l'archetipo di una mela.

Estremamente importante nel suo lavoro è stato il colore considerato elemento protagonista nel dare forma alle cose.

 

La serie Lezioni by Enzo Mari per Corsi Design nasce, per esempio, da un lavoro di continuo affiancamento del progettista e dell’artigiano, il progettista sceglie in maniera oculata il colore che che prende forma nella lavorazione del materiale. Il risultato è il raffinato rigore del Maestro e la sua sensibilità artistica poetica unita all'abilità e all'esperienza artigianale dei produttori.‎

L'arte può essere considerato il primo amore di Enzo Mari, il suo percorso inizia infatti nell'ambito dell'arte cinetica, incentrata sul coinvolgimento del visitatore e direttamente derivante dai suoi studi all'Accademia di Brera. I suoi lavori sono basati sulla psicologia della visione e sulla metodologia della progettazione, ponendo l’attenzione su colore e volume e sull’ambiguità che lo spazio tridimensionale crea.

Nel 1967 durante la VI Biennale di San Marino crea il Modulo 856, un‘installazione che invita il visitatore ad un momento di isolamento. Come sempre il suo intento è portare alla riflessione, Enzo Mari crea una piccola cellula di isolamento in cui altro non si trova se non la propria immagine riflessa nello specchio. In un contesto quale una mostra d'arte, il visitatore è chiamato ad accettare un vuoto, un attimo di pausa e riflessione.

Enzo Mari è stato anche uno scrittore critico, un rivoluzionario del suo tempo, convinto che il design ha necessariamente una sua implicazione didattica, tanto che i suoi libri sono materiale di studio prezioso per chiunque si avvicini alla materia.

Chiama la sua autobiografia "25 modi per piantare un chiodo", proprio a rimarcare quanta attenzione e quante possibilità nascondono anche i gesti più semplici. Riguardo il suo libro afferma: «Se questo libro segue il filo delle mie esperienze è perché, attraverso di esse, un anno dopo l'altro, ho cercato di comprenderne l'obiettivo.»

Nel 1974 pubblica "Autoprogettazione?" un manuale completo per la realizzazione di mobili con semplici assemblaggi di tavole grezze e chiodi da parte di chi lo utilizzerà. Nel libricino mostra disegni e tecniche elementari perchè ognuno possa porsi di fronte alla produzione autonoma con capacità critica, nell'utopica visione di realizzare oggetti di uso quotidiano con costi e strumenti minimi.

Nel 2008 l'azienda finlandese Artek, in occasione del settantacinquennale dalla sua fondazione, sposa la filosofia di Mari e inizia a produrre le tavole utili alla creazione di quella che viene conosciuta come la Sedia N1.

 Anche stavolta il pensiero di Enzo Mari si è dimostrato profetico nei confronti del design, con largo anticipo infatti aveva già immaginato che si potesse applicare il concetto del "do it youself" ora alla base di aziende produttrici di mobili come Ikea.

La visione utopica di Enzo Mari, da lui stesso definita "corrimano etico" è stata alla base di tutto il suo lavoro: non c'è disegno, progetto, allestimento che non sia accompagnato dal pensiero e dalla instancabile ricerca volta verso il raggiungimento della più alta qualità.

 

E così pensando a cosa troveremo nel futuro del lavoro di Enzo Mari, ci viene in mente la sua risposta durante una storica intervista per Rai 3 quando alla domanda su cosa vorrebbe che un uomo del 3000 trovasse sotto terra delle sue produzioni Enzo Mari risponde :

 

"Vorrei che ritrovasse... che io ritengo che la cosa più importante sia il processo con cui ho fatto, che trovasse come nei manoscritti del Mar Morto qualche frammento sul perchè".

 

 

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